L’Associazione Le 7 Note presenta
I CONCERTI DA CAMERA ALLA CaMu
CI VUOLE FANTASIA
Simone Librale, pianoforte
F. Schubert
Sonata D894
Molto moderato e cantabile
Andante
Menuetto. Allegro moderato – Trio
Allegretto
E. Carter
Night Fantasies
Simone Librale ha intrapreso lo studio del pianoforte presso l’Istituto musicale “P. Giannetti” con il M° Giuliano Adorno sotto la cui guida conclude il corso pre-accademico. Studia a Livorno presso l’ISSM “Pietro Mascagni”, dove ha conseguito il diploma accademico di primo livello sotto la guida dei Maestri Daniel Rivera e Maurizio Baglini, con il quale ha concluso il biennio specialistico con la votazione di 110 lode e menzione d’onore. Ha partecipato a vari concorsi nei quali è sempre stato premiato o vincitore tra cui: concorso regionale Lions Club Grosseto Aldobrandeschi; “Giulio Rospigliosi”, Lamporecchio (PT); “Riviera etrusca”, Piombino (LI); “SilVer 2017”, Empoli; “Paolo Zuccotti”, Firenze; “Mirabello in Musica”, Mirabello sannitico (CB); Riviera della Versilia “Daniele Ridolfi”, Camaiore (LU). È risultato vincitore più volte al Premio Palmiero Giannetti di Grosseto. Nel 2018 ha ottenuto la borsa di studio “Ugo Ferrario” presso l’ISSM “P. Mascagni” di Livorno. Ha suonato in vari festival tra cui: Orbetello Piano Festival–Al chiaro di luna, Festival musicale “Recondite Armonie” a Grosseto, Festival Internazionale di Scansano “Morellino Classica”, Festival internazionale “Duchi d’Acquaviva” ad Atri, Livorno Music Festival, “Effetto Venezia” a Livorno, LacMus Festival, sul lago di Como, “Festival Mariano internazionale” presso il Tempio La Rotonda di Rovigo, “Young Artists-piano solo series” presso l’Aula Magna dell’Università degli studi di Roma Tre, FestivaLiszt presso il Teatro delle energie di Grottammare (AP). Nel 2020 ha debuttato come solista con Roma Tre Orchestra nel “Mozart Project” sotto la direzione di Sieva Borzak. Nel 2021 ha preso parte al progetto “I quattro elementi in musica” del Teatro Verdi di Pordenone in quanto protagonista della puntata dedicata al Fuoco eseguendo “Feux d’artifice” tratto dal secondo libro dei Préludes di Claude Debussy e la “Première Sonate” di Pierre Boulez. Nello stesso anno ha debuttato al Teatro Torlonia a Roma in occasione del “Maurizio Baglini Project” eseguendo la Quinta sinfonia di Ludwig van Beethoven nella trascrizione per pianoforte solo di Franz Liszt. Nel 2022 ha partecipato alla trasmissione “Voci in barcaccia” in diretta su Rai Radio3 eseguendo “The Alcotts” tratto dalla sonata n.2 “Concord Mass., 1840-60” di Charles Ives. Partecipa al progetto “Attraverso i suoni” coordinato da Agimus Grosseto ed Agimus Firenze. Ha una particolare predilezione per il repertorio moderno e contemporaneo che lo ha spinto a frequentare il corso di pianoforte contemporaneo dell’Accademia di musica di Pinerolo nella classe del Maestro Emanuele Arciuli, con il quale ha affrontato brani importantissimi della musica pianistica dello scorso secolo. Grazie a questa passione ha collaborato con il Livorno Music Festival 2018 eseguendo brani scritti su poesie di Giorgio Caproni in occasione della masterclass del grande compositore italiano Stefano Gervasoni. Ha frequentato seminari e masterclasses tenuti da Louis Lortie, Nati Ballarin, Roberto Prosseda, Andrea Lucchesini, Hector Moreno, Giuliano Adorno, Leonel Morales, Daniel Rivera, Zlata Chochievae Misha Dacic.
ATTRAVERSO I SUONI è un progetto nasce dalla collaborazione tra le sezioni A.Gi.Mus. di Firenze, Grosseto e Arezzo con la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze che si propone di individuare giovani talenti toscani in campo musicale per accompagnarli in un cammino professionale, fornendo loro competenze e soft skills necessarie per il mondo del lavoro.
NOTE DI SALA
CI VUOLE FANTASIA
Il concerto di oggi propone l’esecuzione di due brani per pianoforte composti all’incirca a un secolo di distanza; un viaggio temporale e musicale significativo che può rendere l’esperienza del concerto stimolante ma anche impegnativa. La sfida che questo programma presenta all’ascoltatore è provare a trovare una chiave di lettura personale che metta in luce i contrasti e le affinità che presentano le due composizioni protagoniste di questa performance: la Fantasie oder Sonate, la Sonata in Sol maggiore D. 894 (op. 78) di F. Schubert e Night Fantasies di E. Carter.
Il primo brano che andremo ad ascoltare è la Sonata di F. Schubert, composta nell’ottobre del 1826 uscì nel 1827, l’anno della morte di Beethoven. La composizione vede la luce in un periodo di forte mutamento nel gusto del pubblico, il quale iniziava a preferire raccolte di pezzi brevi alle sonate; è proprio per questa ragione che si ipotizza che l’editore Tobias Haslinger abbia aggiunto al primo tempo il titolo Fantaisie.
Tratto distintivo dell’opera di Schubert è il suo peculiare linguaggio che propone lunghe melodie cantabili, ripetendole molteplici volte con variazioni non sostanziali, muovendosi attraverso tonalità lontane e inaspettate; un articolo sulla «Allgemeine musikalische Zeitung» di Lipsia – il più importante giornale musicale tedesco dell’epoca e oltre – riferendosi alla composizione affermava che «molti pezzi sono oggi intitolati Fantasia […] unicamente perché questa parola suona bene […] Qui, al contrario, il pezzo ha il titolo di Sonata ma la fantasia vi ha in modo del tutto evidente la parte più importante e più decisiva». Ma osserviamo il brano da vicino.
Il primo movimento è indicato come Fantasia – Molto moderato cantabile ed è costellato di contrasti dinamici: si apre con un tema estremamente semplice, una vera e propria canzone che pare essersi generata più da una ricerca timbrica che motivica. L’idea musicale viene riproposta più volte, finché improvvisamente – attraverso uno sgretolamento dello stesso in figurazioni rapide e volatili – non sfocia nel secondo tema, una melodia a guisa di valzer con variazione. L’articolazione di questo tempo è fedele alla tradizione (tripartita, bitematica) ma offre all’ascoltatore un’esperienza armonica pregnante e un ricco alternarsi fra tratti eroici, drammatici e momenti più distesi e lirici.
Il secondo tempo – Andante – sintetizza in sé – da un punto di vista formale – i caratteri di Canzone e Rondò. Anche in questo movimento le suggestioni musicali sono numerose e variegate: la melodia iniziale, dolce e seducente, è controbilanciata da un secondo motivo energico per l’intera durata di queste pagine di musica, sino ad arrivare alla coda dove i contrasti sfumano in una coda quasi liederistica, estremamente intima e piena di poesia.
Il terzo movimento, benchè porti il nome di Menuetto, è da un punto di vista espressivo assimilabile più a un valzer, a questo gioco tra danze e salti tra epoche impregnato di quelle sonorità tipiche dell’800 viennese fanno seguito i colori e le armonie più luminose del Trio.
Il tempo conclusivo della sonata, Allegretto, si può accostare ad un Rondò (benchè non rientri in nessuno schema); all’interno di questo finale si presenta due volte un refrain (ritornello) che presenta il carattere di una forma di danza; un momento musicale che guida l’ascoltatore verso una coda che si muove lungo le molte possibilità musicali ed espressive dello strumento, interrompendo in suo vagare finalmente su una citazione del primo tema, identificandolo come un “motto”.
A questa perla ottocentesca seguirà Night Fantasies un brano di E. Carter che si compone di un unico movimento, un brano dall’animo cangiante che ha l’intento – dichiarato apertamente dal compositore – di rappresentare “i pensieri e le sensazioni fugaci che attraversano la mente durante un periodo di veglia notturna“. La composizione utilizzando sempre le parole di Carter ha “voluto catturare la qualità fantasiosa e mutevole della nostra vita interiore in un momento in cui non è dominata da intenzioni o desideri”; una musica per il risveglio dell’inconscio, una serenata per l’ES.
Che storia raccontano quindi queste due voci così distanti?
Nella musica – come in tutte le arti – la ricezione, la lettura di un’opera è una questione soggettiva; assistere a un concerto può rappresentare – oltre che un arricchimento interiore – un esercizio analitico rivolto alla propria sensibilità o a quella di chi ci accompagna, una sorta di test di Roscharch traslato sulla musica che porta a chiedere a sé stessi e agli altri: “tu cosa ci vedi?” La risposta, certamente, non sarà mai univoca ma la più corretta forse è che – in ogni caso – ci vuole fantasia.
Testo a cura di Alba Cacchiani