L’Associazione Le 7 Note presenta “I Concerti da Camera alla CaMu”:
ATTRAVERSO I SUONI
sabato 12 novembre ore 17.30
CaMu – Casa della Musica di Arezzo
Elena Maria Gaia Castini, arpa
Musiche di C.P.E. Bach, Walter-Kühne,
Hindemith, Renié, Henson – Conant
Progetto Attraverso i Suoni – A.Gi.Mus. Sistema Futuro
Elena Maria Gaia Castini, nata a Firenze nel 1994, ha iniziato lo studio dell’arpa all’età di cinque anni sotto la guida della prof.ssa Antonella Mantovani. Nel 2001, a soli sette anni, vince il Primo Premio della sua categoria alla 5° edizione della rassegna musicale “Giovani Arpisti” a Lastra a Signa (Fi). All’età di otto anni entra al conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze, nella classe della prof.ssa Patrizia Pinto, dove si diploma nel 2012 con il massimo dei voti e la lode, a soli diciassette anni. Nel 2013 consegue la maturità linguistica con votazione di 98/100. Successivamente frequenta il Bienno Specialistico in arpa, laureandosi nel febbraio 2016 con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore. Nel marzo 2018 consegue il Master di II livello in arpa presso il Conservatorio “A. Boito” di Parma con Emanuela degli Esposti, Laura Papeschi e Marcella Carboni. La tesi scritta per l’esame finale del Master “Le composizioni per arpa di Mario Castelnuovo – Tedesco, nel cinquantenario della morte” è stata presentata al Secondo Simposio Nazionale dell’Arpa in Italia svoltosi nell’ottobre 2018 a Villa Medici Giulini (MB). Ha partecipato a numerosi corsi di perfezionamento tenuti dalla prof.ssa Patrizia Pinto e ha frequentato masterclass con Patrizia Pinto, Emanuela Degli Esposti, Jeuan Jones, Gabriella dall’Olio e Margherita Bassani. Nell’estate 2019 ha partecipato al corso di perfezionamento Harp Masters Academy svoltosi in Svizzera presso Munchenbuchsee (BE), durante il quale si è perfezionata con Petra van der Heide, Isabelle Moretti, Park Stickney, Mara Galassi, Milda Agazarian e Irina Zingg. Nell’estate 2020 ha frequentato l’Academie Music Alps presso Tignes in Francia, perfezionandosi con Sylvain Blassel. Attualmente sta frequentando il corso di perfezionamento in arpa con Susanna Bertuccioli e Luisa Prandina presso la Scuola di Musica di Fiesole (FI). Inizia la sua attività concertista fin da giovanissima, sia come solista che in formazioni cameristiche come il Trio Phoenix con la flautista Simona Miniati e la violista Camilla Insom e il duo Clararpando con il clarinettista Rocco Elefante. Nel 2015 si esibisce come solista con l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio Cherubini diretta dal M° Paolo Ponziano Ciardi eseguendo il concerto di Mozart K299 per flauto e arpa con il flautista Lorenzo Sanna. Lo stesso concerto è stato eseguito più volte nella riduzione con accompagnamento di quartetto d’archi. Collabora con diverse orchestre del territorio, come l’Orchestra Filharmonie di Firenze, con la quale si è esibita da solista nell’ottobre 2018 eseguendo le Danze Sacre e Profane di Debussy diretta dal M° Nima Keshavarzi, l’Orchestra del Carmine di Firenze, l’Orchestra Nuova Europa, l’Orchestra Spazio Musica di Orvieto, l’Orchestra Filarmonica di Lucca e l’Orchestra Sinfonica Città di Grosseto. Con l’Orchestra Filarmonica di Lucca si è esibita per due anni consecutivi nel dicembre 2017 e nel dicembre 2018 presso la sala dorata del Musikverein di Vienna. Ha collaborato inoltre con la Southbank Sinfonia di Londra per il Festival di Anghiari 2016, durante il quale ha eseguito come solista Introduction et Allegro di Ravel. Nell’agosto 2021 ha eseguito come solista il concerto k299 di Mozart con il flautista Andrea Meucci accompagnata dalla Cortona orchestra diretta dal M° Paolo Belloli. Ha partecipato a concorsi e audizioni ottenendo il primo premio al concorso “Firenze Lirica” del 2016, il primo premio al concorso Riviera della Versilia 2018, l’idoneità per l’orchestra giovanile italiana per l’anno 2018, per l’anno 2019 e per l’anno 2020, il secondo premio al concorso Rovere d’oro giovani Talenti 2018 e il primo premio al X concorso internazionale di arpa “M. Tournier”. Nel febbraio 2022 è risultata idonea come prima e seconda arpa per l’orchestra Haydn di Bolzano. Con l’orchestra giovanile italiana ha partecipato al concerto di Capodanno 2019 presso il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino diretto dal M° Daniele Gatti; ha partecipato come orchestrale alla masterclass del M° Daniele Gatti nell’agosto 2019 presso l’Accademia Chigiana di Siena, esibendosi al concerto finale presso il Teatro dei Rinnovati di Siena ed ha partecipato all’Alto Adige Festival esibendosi nella Sala Gustav Mahler del Centro Culturale di Dobbiaco diretta dal M° Alexander Lonquich. All’attività concertistica affianca anche l’attività di insegnamento. Insegna arpa presso la scuola di musica “Prima Materia” di S. Quirico in collina (FI), la scuola comunale di musica di Greve in chianti (FI), la scuola comunale di musica “G. Verdi” di Prato e la scuola comunale di musica “Mabellini” di Pistoia. Alcune delle sue allieve sono risultate vincitrici di primi premi in concorsi internazionali. Inoltre dal 2016 al 2019 è stata insegnante di educazione musicale presso la scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Serve di Maria Addolorata di Firenze.
NOTE DI SALA
HARPA MATER MUSICAE
L’Arpa è sicuramente uno degli strumenti più misteriosi e affascinanti della nostra storia musicale, la sua enigmatica origine viene raccontata in leggende e storie mitologiche: secondo alcune di esse, infatti, la creazione dell’arpa è da imputare ad Apollo – Dio del sole e della musica – il quale incantato dal suono emesso dall’arco della sorella Artemide vi volle aggiungere delle altre corde in armonia tra loro. Questo strumento si lega inoltre ala demonologia e la magia: la vibrazione simpatica delle corde. Questo fenomeno acustico – per il quale se la corda di uno strumento ben accordato viene pizzicata le altre entrano in vibrazione senza essere state sfiorate – si verifica in maniera notevole all’orecchio umano su questo strumento creando atmosfere fortemente suggestive; anche a questo proposito ci vengono in soccorso alcuni esempi di figure letterarie e mitologiche, come la liberazione dell’anima di Saul in preda al demone della malinconia attraverso il suono dell’arpa di Re David o nel celebre mito di Orfeo dove il poeta riesce a paralizzare le potenze infernali attraverso il suono della sua lira.
Ma abbandoniamo il mito e torniamo alla storia: l’arpa si colloca storicamente tra i primi strumenti musicali comparsi sulla terra al pari del Tronco cavo percosso e del Flauto di Pan (o “Siringa”) e geograficamente la sua prima apparizione è registrata nell’area mesopotamica. È infatti su di un vaso sumero risalente a circa 3000 anni a. C. che troviamo riprodotta la più antica rappresentazione di un’arpa, mentre presso il British Museum di Londra è conservata un’arpa originale del 2500 a.C. anch’essa di attestata provenienza Sumera arrivata intatta fino ai nostri giorni contro ogni previsione.
L’arpa è considerata dunque la madre di tutti gli strumenti a corda – lira, citara, liuto fino al pianoforte – e, sempre secondo la visione degli antichi greci, in virtù del vuoto centrale della sua cassa di risonanza essa si propone come la figura più rappresentativa dell’universo al femminile e dell’harmonia figlia dell’amore del pari e del dispari (vuoto e pieno), quindi per estensione della musica stessa.
Tuttavia, come di consueto, il racconto più incisivo è quello della musica: il concerto si apre con la Sonata in Sol maggiore di C.P.E. Bach – figlio del celebre maestro barocco J.S. Bach – una sonata in tre movimenti Adagio, Allegro, Allegro, caratterizzati da un grande lirismo timbrico. In particolare, il primo movimento è ricco di abbellimenti, linee arpeggiate fortemente espressive e costellato di cromatismi e raffinatezze armoniche.
Segue Fantasie on Eugene Onegin op. 81 di E. Walter-Kune, un brano ispirato ai temi dell’opera Eugene Onegin di P.I. Tchaikovsky a sua volta tratta dall’omonimo romanzo in versi di Aleksandr Puškin, per definizione dunque una composizione stratificata e intrisa di poesia e suggestioni.
Il concerto prosegue con la Sonata per arpa di P. Hindemith, composta nel 1939 dedicata a Clelia Gatti Aldrovandi. Il brano si costruisce su di un linguaggio armonico essenziale e con una linea melodica chiara, scevra da intrecci contrappuntistici complessi. Nel primo movimento si contrappongono un elemento melodico e uno ritmico, in particolare quest’ultimo ricorda la scrittura clavicembalistica; nel secondo movimento emerge un tratto compositivo forte e tipico dell’autore tedesco: la costruttività ritmica. Il terzo movimento che chiude il brano presenta uno spirito decisamente più disteso, un tranquillo lied legato ad una lirica di L. Hölty – poeta tedesco – riportata in partitura.
Ci avviciniamo alla chiusura dell’appuntamento musicale e sulla via di casa incontriamo un altro brano d’ispirazione poetica Legende apres les Elfs dell’arpista e compositrice H. Renies. Il brano permette all’interprete di esplorare tutta l’impressionante gamma di suoni e possibilità espressive dello strumento; la composizione così come la letteratura alla quale è ispirata è di chiaro gusto ottocentesco e si muove su sonorità spesso cupe, drammatiche, intrise di mistero. La poesia a cui l’opera si ispira è Les Elfs di Charles Marie René Leconte de Lisle, un componimento che riprende temi e ambientazioni di tipo magico fiabesco caratterizzandole con un sottofondo inquietante in cui emerge il tema della morte; in musica quest’ultimo viene tradotto con un ritmo incalzante scandito dallo strumento come il galoppare di un oscuro cavaliere che attraversa la foresta in una notte di luna alla ricerca del suo destino fatale.
Il concerto si conclude con Baroque Flamenco D. Henson-Conan un brano dai rimandi chiaramente ispanici, ispirata fin dal titolo al Flamenco danza tradizionale spagnola. La scrittura si destreggia tra ritmi appasionati, nervosi e contrappunto come anticipato dal termine Baroque nel titolo, trasponendo e sintetizzando sull’arpa le sonorità tipiche della scrittura chitarristica spagnola e degli strumenti a tastiera seicenteschi.
Un viaggio tra antico e moderno, tra storia e mito sulle onde sonore di uno strumento senza tempo.
Testo a cura di Alba Cacchiani